Atre patologie vertebrali
CORSI DI EDUCAZIONE E RIEDUCAZIONE POSTURALE IN PRESENZA DI SPONDILOLISI E SPONDILOLISTESI
Esercizi di educazione posturale
La progressione di esercizi di educazione posturale permette, attraverso il controllo del bacino e della lordosi lombare, di ricercare una posizione ottimale antalgica e rieducativa che in presenza di anterolistesi richiede una riduzione della lordosi lombare.
Tale posizione ottimale viene ricercata in posizione supina, quadrupedica, seduta ed eretta. Essa costituisce la posizione di partenza per effettuare gli esercizi di potenziamento e stabilizzazione del rachide.
Una volta appresa la capacità di controllare e ridurre la lordosi lombare, si esercita questa capacità nei movimenti degli arti superiori e inferiori.
Esercizi di educazione posturale
I soggetti che presentano spondilolistesi, talvolta, assumono istintivamente la posizione del ” cocchiere”: è una delle posizioni proposte da Schultz per il training autogeno, utile per rilassarsi quando non c’è la possibilità di distendersi e si ha a disposizione solo uno sgabello. Il bacino, appoggiato sulle tuberosità ischiatiche, è in anteroversione, mentre la lordosi lombare si inverte: da concava diventa convessa. Si realizza così un’azione opposta a quella che provoca l’anterolistesi, il corpo vertebrale scivolato in avanti, viene spinto passivamente all’indietro.
Parimenti utile è la posizione di rilassamento che si ottiene utilizzando un tavolo: si appoggia un cuscino sotto l’addome e si lascia sporgere il bacino al di fuori del tavolo con gli arti inferiori leggermente piegati e rilassati. Il cuscino serve non solo per ammorbidire l’impatto con lo spigolo del tavolo ma soprattutto per ridurre la lordosi lombare: per effetto della gravità il bacino, trascinato dal peso degli arti inferiori, tende a scendere verso il pavimento realizzando un’azione utile per ridurre l’anterolistesi e per decomprimere i dischi intervertebrali a livello lombare.
Esercizi per decomprimere i dischi
Sono utili, inoltre, gli esercizi che decomprimono i dischi, la sospensione in appoggio frontale alla spalliera e gli altri esercizi effettuati in delordosi.
Esercizi di potenziamento e di stabilizzazione del rachide
La spondilolistesi rappresenta una condizione in cui la stabilità del rachide può essere compromessa: infatti quando si evidenzia un aggravamento dello scivolamento vertebrale viene prescritto un corsetto per stabilizzare passivamente il rachide lombare. Di conseguenza, diventa fondamentale l’apprendimento della stabilizzazione e l’allenamento specifico dei muscoli che forniscono la stabilità al rachide lombare: una volta appresa la posizione antalgica ottimale, che in presenza di anterolistesi, richiede la riduzione della lordosi lombare, l’allievo viene guidato ad eseguire gli esercizi di stabilizzazione senza perdere la sua posizione antalgica ottimale.
1. Retti dell’addome
Dovrà essere ricercata la contrazione dei fasci sovraombelicali dei retti dell’addome che permette di avvicinare lo sterno e le ultime costole al pube e comprime i visceri contro le vertebre lombari.
Al contrario si cercherà di evitare la contrazione dei fasci sottombelicali che, inserendosi sul pube, agiscono come retroversori del bacino.
2. Muscoli estensori del rachide
Appoggiarsi con l’addome e il torace su di un tavolo, con un cuscino sotto l’addome, piegando leggermente gli arti inferiori ed eseguire l’esercizio di autoallungamento sollevando la testa, le spalle e la parte alta del torace. Mantenere lo sguardo verso la panca ed il mento retratto evitando di accentuare la lordosi cervicale.
3. Trasverso dell’addome
È particolarmente importante tonificare il muscolo trasverso dell’addome perché con la sua contrazione spinge all’indietro la massa viscerale, costituendo un valido supporto che impedisce lo scivolamento delle vertebre lombari. L’azione del trasverso dovrà essere appresa ed eseguita in tutte le posizioni, iniziando da quella supina poi, quadrupedica e, infine, in stazione eretta.
Esercizi di allungamento muscolare
Il muscolo psoas iliaco trae origine dalle vertebre lombari e si inserisce sul femore; quando è retratto aumenta la pressione sui dischi intervertebrali e favorisce un ulteriore scivolamento in avanti. Occorre pertanto verificare l’elasticità di tale muscolo ed effettuare, se necessario, la postura specifica per allungarlo.
Inoltre verrà ricercata l’elasticità dei muscoli ischiocrurali, dei muscoli adduttori, dei muscoli spinali lombari e dei muscoli pettorali.
CORSI DI EDUCAZIONE E RIEDUCAZIONE POSTURALE IN PRESENZA DI STENOSI SPINALE
La stenosi colpisce soprattutto i soggetti anziani spesso sofferenti di lombalgia cronica; essendo i mutamenti degenerativi la causa principale, sono molto spesso presenti contemporaneamente il restringimento del canale centrale e laterale.
La stenosi del canale centrale può provocare lombalgia.
La stenosi del canale laterale, a causa della compressione della radice nervosa, può provocare dolore radicolare, alterazioni sensitive, motorie o dei riflessi in uno o entrambi gli arti inferiori.
Tali sintomi variano con la postura e il carico:
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aumentano con l’estensione del rachide lombare e con il carico;
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si attenuano con la flessione ed in scarico.
Pertanto il trattamento della stenosi è finalizzato a ridurre la lordosi lombare, ad allungare i muscoli lombari, a tonificare i muscoli addominali.
La riduzione della lordosi lombare è un atteggiamento antalgico, la posizione preferita, durante la deambulazione del paziente con stenosi: essa permette di attenuare il fenomeno della “claudicatio intermittens” manifestazione clinica classica della stenosi. Di conseguenza è importante, per evitare un effetto compressivo sulle radici nervose, non insistere sulle posture in estensione. Infatti la stenosi è un problema prevalentemente a carico del pilastro posteriore dell’unità funzionale del rachide e, di conseguenza, si ha maggior giovamento dalle posture che riducono la lordosi lombare.
È, tuttavia, utile eseguire movimenti di flesso-estensione del rachide lombare in scarico: le variazioni positive e negative dei carichi sulle faccette articolari sono utili per migliorare la loro funzionalità.
Gli esercizi e i movimenti corretti, infatti, assicurano il passaggio del liquido sinoviale sopra la cartilagine articolare.
Piano di lavoro
Per i soggetti cui è stata diagnosticata la stenosi del canale spinale il programma rieducativo ha le seguenti caratteristiche.
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Esercizi di educazione posturale: nella ricerca della posizione ottimale si riduce la lordosi lombare.
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Esercizi di mobilizzazione del rachide lombare in flessione.
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Esercizi per decomprimere i dischi. Ne riporto alcuni esempi.
Sospensione-appoggio frontale alla spalliera. Impugnare il piolo all’altezza delle spalle e, piegando gli arti inferiori, lasciarsi andare lentamente in sospensione, con una espirazione lenta e prolungata, fino a estendere completamente gli arti superiori. Restare rilassati in sospensione, sentendo che l’unico sforzo è localizzato a livello degli avambracci e delle mani per mantenere l’impugnatura.
In presenza di stenosi è preferibile assumere posture antalgiche in flessione, che riducono la lordosi lombare. Di conseguenza la posizione di sospensione-appoggio, è bene che sia ottenuta con una impugnatura sufficientemente bassa, in grado di garantire una riduzione della lordosi lombare.
Non sempre è necessario privilegiare la mobilizzazione in flessione
Occorre tenere presente che spesso è stata riscontrata la presenza di stenosi spinale in soggetti asintomatici.
Se un soggetto a cui è stata diagnosticata una stenosi soffre di lombalgia o lombosciatalgia non è necessariamente indicazione che il dolore sia causato dal restringimento del canale spinale o del recesso laterale: il dolore potrebbe essere causato da un problema diverso, ad esempio da una protrusione discale. Per comprendere come impostare correttamente il programma rieducativo viene eseguito l’esame della postura e la valutazione funzionale del rachide.
CORSI DI EDUCAZIONE E RIEDUCAZIONE POSTURALE IN PRESENZA DI SCOLIOSI
La cinesiterapia rappresenta la terapia elettiva per le scoliosi inferiori a 20°: è il primo gradino di approccio terapeutico alla scoliosi idiopatica per prevenirne l’evolutività.
In presenza di scoliosi, la cinesiterapia viene raccomandata:
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in preparazione al corsetto e all’intervento chirurgico, per mobilizzare la colonna e ottenere risultati migliori;
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in associazione al corsetto, per stimolare l’azione correttiva dell’ortesi e per evitare gli effetti negativi dell’immobilizzazione prolungata;
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nel periodo di rimozione del corsetto e dopo l’intervento chirurgico per una buona rieducazione posturale e funzionale.
Riporto di seguito gli esercizi utili nel trattamento della scoliosi, raggruppandoli a seconda degli obiettivi da raggiungere.
Miglioramento dell’efficienza dell’apparato respiratorio
Per ottenere risultati efficaci impostiamo il programma in questo modo.
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Presa di coscienza della qualità e della frequenza del respiro.
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Presa di coscienza dell’aumento dei tre diametri del torace con la respirazione diaframmatica, toracica media e toracica alta.
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Miglioramento della funzionalità del diaframma.
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Apprendimento della respirazione profonda.
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Abbinamento corretto della respirazione agli esercizi che vengono scanditi dal ritmo respiratorio.
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Aumento della resistenza con una idonea attività sportiva aerobica.
Miglioramento del controllo posturale del rachide
Attraverso gli esercizi di educazione posturale l’allievo prende coscienza della propria colonna vertebrale, delle asimmetrie, delle zone rigide e dolorose. Raffinando gradualmente la capacità di controllo, migliorerà il portamento e imparerà ad usare correttamente la colonna vertebrale nei movimenti quotidiani.
Utilissimo l’esercizio del grounding: la ricerca di un buon equilibrio posturale esige come primo passo l’acquisizione di una base stabile.
L’osservazione allo specchio è importante per ricercare gli aggiustamenti posturali nel senso di riduzione della curva.
Occorre, invece, consolidare la capacità di mantenere la lordosi lombare attraverso la seduta sugli ischi e ricercare un buon equilibrio del capo rispettando l’orizzontalità dello sguardo. Sono accorgimenti importanti per prevenire i dolori vertebrali.
Mobilizzazione del rachide
Occorre precisare che gli esercizi di mobilizzazione possono essere utilizzati nell’età evolutiva, per ottenere una buona mobilità articolare, solo nella preparazione al corsetto e all’intervento chirurgico.
Nell’età adulta, in presenza di scoliosi rigida e ben stabilizzata, è bene evitare la mobilizzazione per non destabilizzare l’equilibrio che si è instaurato.
I soggetti che presentano una scoliosi importante devono compensare con una piena mobilità delle anche e delle spalle le ridotte possibilità del rachide. Di conseguenza occorre insistere sugli esercizi di mobilizzazione per le spalle e per le anche.
Miglioramento dell’elasticità muscolare
Il miglioramento dell’elasticità consente di ottenere un miglior recupero funzionale. Diventa fondamentale insistere sugli esercizi e sulle posture di allungamento muscolare, insistendo sulle retrazioni che si sono evidenziate nell’eseguire la valutazione funzionale.
Per ottenere un equilibrio muscolare, occorre allungare i muscoli retratti e tonificare i muscoli allungati.
Potenziamento muscolare e stabilizzazione del rachide
È fondamentale che il soggetto scoliotico sia dotato di muscoli efficienti e di una buona capacità di controllo. In questo modo sarà in grado di svolgere senza problemi la sua attività lavorativa e praticare una idonea attività sportiva, senza sentirsi troppo limitato a causa della sua colonna vertebrale non perfetta; inoltre, le capacità acquisite, il costante allenamento e l’uso corretto del rachide costituiscono la miglior prevenzione del peggioramento della scoliosi e dei suoi danni neuromotori, biomeccanici, cardio-respiratori ed estetici.
Occorre dedicare particolare attenzione all’apprendimento della stabilizzazione del rachide che viene eseguita nella posizione di autocorrezione mantenendo le curve fisiologiche.
Inoltre si eseguono esercizi di potenziamento degli arti superiori e inferiori. La forza e l’elasticità degli arti superiori e inferiori devono essere in grado di compensare la riduzione di efficienza della colonna vertebrale.
Miglioramento dell’equilibrio e della propriocezione
Per migliorare l’equilibrio e la propriocezione sono utili gli esercizi sui piani instabili e oscillanti, sui grandi palloni da fitness e sul cilindro propriocettivo.
Il cilindro propriocettivo
Il cilindro propriocettivo è utile per la rieducazione propriocettiva e per rafforzare i riflessi posturali del rachide.
Permette di eseguire esercizi che stimolano l’equilibrio, mantenendo il rachide in perfetto allineamento e in completo scarico.
Ci si distende in modo che la colonna vertebrale aderisca al cilindro, in particolare, si percepisce il contatto del bacino, delle vertebre dorsali e dell’occipite; sentendo che la zona lombare e cervicale non appoggiano si prende coscienza delle lordosi fisiologiche.
Restando distesi per alcuni minuti sul cilindro ci si accorge che per effetto del rilassamento e della forza di gravità, gradualmente la colonna vertebrale aderisce quasi completamente, senza alcun sforzo.
Gli arti superiori, sono abbandonati al loro peso, abdotti e ruotati esternamente in modo che i gomiti e i polsi appoggino a terra.
Una metà del peso del corpo si trova a destra, l’altra metà a sinistra e la colonna vertebrale è stimolata ad assumere una posizione di perfetta simmetria sull’asse centrale che divide in due parti uguali il corpo.
Mentre gli arti superiori assicurano la stabilità del tronco, flettere, uno dopo l’altro, gli arti inferiori e ricercare la posizione di equilibrio.
Mantenendo questa postura in equilibrio instabile vengono sollecitati positivamente tutti i recettori della sensibilità propriocettiva della colonna vertebrale che sono localizzati nei muscoli, nei tendini, nei legamenti e nelle capsule articolari.
Apprendimento del metodo Alexander
La scoliosi e l’ipercifosi dorsale, rappresentano delle condizioni in cui si manifesta una insufficiente capacità di vincere la forza di gravità.
Per rafforzare l’energia antigravitaria è utile il metodo Alexander.
L’apprendimento di questo principio abbinato all’esercizio del grounding e alla tecniche di stabilizzazione consente di rafforzare l’uso corretto del rachide.
Da diversi anni ho inserito questi tre principi anche nel piano di lavoro dei ragazzi e degli adolescenti affetti da scoliosi, ottenendo validissimi risultati.
CORSI DI EDUCAZIONE E RIEDUCAZIONE POSTURALE IN PRESENZA DI IPERCIFOSI DORSALE E MORBO DI SCHEUERMANN
La cinesiterapia rappresenta la terapia elettiva per le ipercifosi inferiori a 55°.
In presenza di ipercifosi più gravi, la cinesiterapia viene raccomandata:
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in preparazione al corsetto e all’intervento chirurgico, per mobilizzare la colonna e ottenere risultati migliori;
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in associazione al corsetto, per stimolare l’azione correttiva dell’ortesi e per evitare gli effetti negativi dell’immobilizzazione prolungata;
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nel periodo di rimozione del corsetto e dopo l’intervento chirurgico per una buona rieducazione posturale e funzionale.
Riporto di seguito gli esercizi utili nel trattamento dell’ipercifosi dorsale dell’adulto, raggruppandoli a seconda degli obiettivi da raggiungere.
Miglioramento dell’efficienza dell’apparato respiratorio
Questo obiettivo è da ricercare soprattutto quando a causa dell’immobilizzazione prolungata nel corsetto o dopo l’intervento chirurgico c’è stata una diminuzione della funzionalità respiratoria. Occorre precisare, tuttavia, che in presenza di ipercifosi moderata, di solito la capacità vitale non è ridotta; più facilmente si riscontra una sua diminuzione in presenza di dorso piatto. Per ottenere risultati efficaci impostiamo il programma in questo modo.
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Presa di coscienza della qualità e della frequenza del respiro.
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Presa di coscienza dell’aumento dei tre diametri del torace con la respirazione diaframmatica, toracica media e toracica alta.
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Miglioramento della funzionalità del diaframma.
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Apprendimento della respirazione profonda.
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Abbinamento corretto della respirazione agli esercizi che vengono scanditi dal ritmo respiratorio.
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Mobilizzazione della colonna vertebrale e della gabbia toracica.
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Aumento della resistenza con una idonea attività sportiva aerobica.
Miglioramento del controllo posturale del rachide
Attraverso gli esercizi di educazione posturale l’allievo prende coscienza della propria colonna vertebrale, degli atteggiamenti scorretti, delle zone rigide e dolorose. Raffinando gradualmente la capacità di controllo, migliorerà il portamento e imparerà ad usare correttamente la colonna vertebrale nei movimenti quotidiani.
Riduzione della rigidità del rachide
Per cercare di ridurre il più possibile la rigidità del rachide dorsale viene dato molto spazio agli esercizi di mobilizzazione che devono essere eseguiti sia in estensione, sia in rotazione, sia in flessione laterale, evitando, naturalmente, gli esercizi di flessione.
Occorre eseguire gli esercizi che mobilizzano il rachide dorsale in estensione in modo dolce, ben localizzato, neutralizzando i possibili compensi.
In questi casi, inoltre, occorre compensare con una piena mobilità delle anche e delle spalle le ridotte possibilità del rachide dorsale. Di conseguenza si insiste sugli esercizi di mobilizzazione per le spalle e per le anche.
Occorre, inoltre, agire sull’iperlordosi lombare che normalmente si instaura come compenso, inserendo nel programma anche gli esercizi che mobilizzano il rachide lombare in flessione.
Per agire sull’iperlordosi cervicale occorre abbinare alla mobilizzazione del rachide dorsale anche la mobilizzazione del rachide cervicale.
Come effetto dell’ipercifosi, spesso il capo si presenta in antepulsione: diventa importante, in questi casi, eseguire gli esercizi di retropulsione del mento e del capo.
Il cilindro propriocettivo
Particolarmente utile è il cilindro propriocettivo. Si tratta di uno attrezzo molto semplice ma estremamente utile ed efficace che trova la sua migliore applicazione proprio nei casi in cui la cifosi dorsale è aumentata.
Ci si distende in modo che la colonna vertebrale aderisca al cilindro, in particolare, si percepisce il contatto del bacino, delle vertebre dorsali e dell’occipite; sentendo che la zona lombare e cervicale non appoggiano, si prende coscienza delle lordosi fisiologiche. Tali curve sono accentuate nei soggetti che hanno ipercifosi dorsale.
Ci si rilassa eseguendo la respirazione addominale e si porta l’attenzione su ciò che avviene a livello lombare: quando l’addome si gonfia le vertebre lombari si allontanano dal cilindro, quando l’addome si sgonfia le vertebre lombari aderiscono.
Restando distesi per alcuni minuti sul cilindro ci si accorge che per effetto del rilassamento e della forza di gravità, gradualmente le curve si riducono e la colonna vertebrale aderisce quasi completamente, senza alcun sforzo. Una metà del peso del corpo si trova a destra, l’altra metà a sinistra e la colonna vertebrale è stimolata ad assumere una posizione di perfetta simmetria sull’asse centrale che divide in due parti uguali il corpo.
Si ottiene, così, un’azione mobilizzante, molto utile. Infatti, in presenza di morbo di Scheuermann, l’obiettivo del trattamento è di migliorare la ripartizione delle pressioni sui corpi vertebrali, in particolare a livello dell’apice della cifosi, dove si sono verificate le deformazioni a cuneo. Per raggiungere questo obiettivo occorre scaricare la parte anteriore del corpo vertebrale che è sottoposta a maggior carico ed è ridotta di altezza e aumentare leggermente la pressione sul muro posteriore. Questo è il meccanismo che si realizza passivamente sul cilindro: infatti, l’appoggio diretto dell’apice della cifosi dorsale, aiutato dall’azione della forza di gravità e dal rilasciamento muscolare, facendo leva sulla parte posteriore del rachide, provoca un’apertura a livello della parte anteriore dei corpi vertebrali.
Per la sua efficacia, per il suo minimo ingombro, per il suo costo limitato e per la sua semplicità che lo rende utile a tutte le età, normalmente consiglio questo cilindro per la ripetizione quotidiana degli esercizi a casa ai soggetti che presentano un’ipercifosi dorsale.
Miglioramento dell’elasticità muscolare
L’aumento della cifosi dorsale non è dovuto solo alla deformazione dei corpi vertebrali, ma può essere condizionato negativamente dalla ridotta elasticità muscolare. Il miglioramento dell’elasticità permette il miglioramento della mobilità articolare e un miglior recupero funzionale. Diventa fondamentale insistere sugli esercizi e sulle posture di allungamento muscolare, insistendo sulle retrazioni che si sono evidenziate nell’eseguire la valutazione funzionale.
Di solito sono accorciati i muscoli pettorali, i muscoli ischiocrurali, i muscoli spinali lombari, i muscoli paravertebrali cervicali, i muscoli psoas iliaci.
Al contrario, risultano eccessivamente allungati i muscoli estensori del rachide dorsale e i muscoli addominali.
Per ottenere un equilibrio muscolare, occorre allungare i muscoli retratti e tonificare i muscoli allungati.
Potenziamento muscolare e stabilizzazione del rachide
Chi ha indossato il corsetto nell’età evolutiva, deve costruirsi un corsetto muscolare che stabilizzi la riduzione ottenuta con l’ortesi.
Allo stesso modo, chi non ha indossato il corsetto deve stabilizzare i risultati ottenuti con gli esercizi di mobilizzazione e allungamento.
Gli esercizi di stabilizzazione sono molto importanti per i soggetti che presentano ipercifosi perché la loro colonna rischia di essere meno stabile per la difficoltà di mantenere una buona posizione neutra a causa dell’aumento delle curve fisiologiche. Per ottenere una valida stabilizzazione della colonna durante gli sforzi, occorre insistere sugli esercizi di irrobustimento dei muscoli dorsali, addominali, degli arti superiori e inferiori.
Nella scelta degli esercizi per i muscoli addominali, occorre evitare quelli che comportano una flessione del rachide dorsale.
Miglioramento dell’equilibrio e della propriocezione
Per migliorare l’equilibrio e la propriocezione sono utili gli esercizi sui piani instabili e oscillanti, sui grandi palloni da fitness e sul cilindro propriocettivo.
Apprendimento del metodo Alexander
L’aumento delle curve fisiologiche, così come la scoliosi rappresentano delle condizioni in cui si manifesta una insufficiente capacità di vincere la forza di gravità.
Per rafforzare l’energia antigravitaria e per rafforzare l’uso corretto del rachide è utile il metodo Alexander.
CORSI DI EDUCAZIONE E RIEDUCAZIONE POSTURALE IN PRESENZA DI SPONDILOARTRITE ANCHILOSANTE
La spondiloartrite anchilosante è una patologia infiammatoria caratterizzata da una progressiva rigidità del rachide, da una lesione dell’articolazione sacroiliaca e da una compromissione della funzionalità respiratoria. L’artrite può interessare anche le articolazioni periferiche.
Il programma rieducativo si prefigge alleviare il dolore, di prevenire le deformità, di contrastare, per quanto possibile, la progressiva rigidità del rachide e di rallentare la compromissione della funzione respiratoria.
L’efficacia del trattamento dipende strettamente dalla tempestività della diagnosi e dal conseguente precoce trattamento cinesiterapico. Per ottenere risultati validi è importante che il paziente sia costante nell’eseguire gli esercizi e che gli operatori sappiano motivare chiaramente le ragioni per cui è necessaria la continuità dell’allenamento.
Soprattutto in presenza di spondiloartrite, quando si inizia a fare ginnastica possono insorgere delle difficoltà. Specialmente chi da parecchi anni ha perso l’abitudine al movimento e all’attività sportiva, con le prime lezioni rischia di aumentare i propri dolori piuttosto che diminuirli. Per evitare questo inconveniente è bene, nella prima lezione, evitare esercizi troppo dinamici ed eseguire i primi esercizi di educazione respiratoria e di educazione posturale.
Esercizi di educazione respiratoria
Il programma di educazione respiratoria è fondamentale perché una delle conseguenze negative della spondiloartrite anchilosante è la graduale riduzione della funzionalità respiratoria. Per ottenere risultati efficaci imposteremo il programma in questo modo.
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Presa di coscienza della qualità e della frequenza del respiro.
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Presa di coscienza dell’aumento dei tre diametri del torace con la respirazione diaframmatica, toracica media e toracica alta.
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Miglioramento della funzionalità del diaframma.
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Apprendimento della respirazione profonda.
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Abbinamento corretto della respirazione agli esercizi che vengono scanditi dal ritmo respiratorio.
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Mobilizzazione della colonna vertebrale e della gabbia toracica.
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Aumento della resistenza con una idonea attività aerobica.
Esercizi di mobilizzazione
In presenza di spondiloartrite si ha spesso una riduzione della lordosi lombare: di conseguenza è importante privilegiare le posture che mobilizzano il rachide lombare in estensione.
È importante inserire nel piano di lavoro gli esercizi di mobilizzazione del rachide dorsale sia per prevenire l’aumento della cifosi dorsale sia per prevenire la rigidità della gabbia toracica. L’azione mobilizzante va ricercata sia sul piano sagittale con i movimenti di flessione ed estensione, sia sul piano frontale con i movimenti di flessione laterale, sia sul piano orizzontale con i movimenti di rotazione.
L’azione preventiva continua con la mobilizzazione del rachide cervicale in tutti i piani dello spazio.
Esercizi di allungamento muscolare
Una buona elasticità muscolare permette una buona mobilità articolare e una buona mobilità mantiene l’elasticità.
Il programma prevede gli esercizi di allungamento dei muscoli pettorali, ischiocrurali, psoas iliaco, adduttori, quadricipiti femorali e tricipiti surali. Ognuno insisterà sugli esercizi utili per colmare le proprie carenze, fino al conseguimento degli obiettivi proposti per ogni gruppo muscolare.